Era cominciata per gioco, almeno così le sembrava di
ricordare. Non sono certo quelle cose che uno pianifica.
Un po’ come quando cammini per la strada e sei travolto da
un’auto. Poi magari si dice la solita frase: “Un po’ me lo sentivo”, ma si sa
che non è vero.
Aveva cominciato ad osservarlo, all’inizio quasi stupita.
Niente di eccezionale, niente di notevole. Solo un vecchio che passava le sue
giornate nell’appartamento dirimpetto al suo. Al quarto piano di una palazzina
anonima, di una strada anonima.
Non si era mai nemmeno preoccupata di attraversare la
strada per andare a sbirciare i citofoni e capire come si chiamasse. La sua
immaginazione aveva supplito alla mancanza di un nome. Ogni mattina, quando
cominciava la sua osservazione lo poteva chiamare in modo diverso. “Buongiorno
signor Mambretti”
Oggi si chiamava Mambretti, Ovidio Mambretti.
All’inizio le sedute d’appostamento erano piuttosto brevi,
addirittura casuali. Non voleva ammettere con se stessa che stava nascendo in
lei una specie di ossessione per quel vecchio gracile con la pelle giallastra e
l’appetito di un uccellino che aveva nidificato davanti a casa sua.
Col passare del tempo però le cose erano cambiate: aveva
dato un metodo alle sue osservazioni. Si posizionava alla finestra della camera
da letto, quella che dava la miglior visuale, sin dalle prime ore della
mattina. Se all’inizio lo osservava per non più di mezz’ora al giorno, col
passare del tempo era arrivata a seguirne le mosse per quattro o cinque ore,
nel week end anche per sei.
Non aveva ancora avuto la presunzione di fare delle ipotesi
sul motivo della sua ossessione. Aveva organizzato la sua vita intorno a suo
vecchio signore. Osservare, lavorare, tornare ad osservare, avere una vita
sociale, tornare ad osservare, bere, mangiare, scopare e farsi scopare, tornare
ad osservare. Da un po’ si era accorta che la sua occupazione stava prendendo
il sopravvento su molte piccole occupazioni secondarie. Osservare il signor “Costantini”
non era più una occupazione della giornata, era l’occupazione.
A volte si stupiva semplicemente delle stereotipie del
vecchio, osservava un movimento, cercava di prevedere tutti i successivi. Se ci
azzeccava si complimentava con se stessa diversamente si perdeva in congetture
sui motivi per i quali la serie delle azioni ripetute si era interrotta.
Altre volte, e nell’ultimo periodo accadeva con sempre
maggior frequenza, le sue fantasie prendevano il sopravvento. Si immaginava
seduta nella sua casa modesta, sentiva l’odore di mobili vecchi e di cibi mal
cucinati, pensava di diventare parte del suo mondo, alla stregua di un
soprammobile. Una cosa presente ma ignorata. Avrebbe voluto stare nella casa
come una presenza nota, avrebbe voluto che lui sapesse di lei, che sentisse del
disagio a sapere che qualcosa lo osservava con tanta cura e meticolosa
precisione, ma che contemporaneamente fosse invisibile ai suoi occhi, scontata,
come una vecchia gondola in plastica dorata buttata sulla mensola di un mobile
della sala.
Di notte era anche peggio, quando le finestre erano nere e
non c’era nulla da osservare le veniva in mente che il gioco, come tutti i
giochi, sarebbe durato poco. Più prima che poi le imposte la mattina non si
sarebbero aperte, oppure le luci a notte fonda sarebbero state ancora accese.
Lo avrebbero portato via con l’ambulanza, magari sarebbero arrivati dei
parenti, dei figli. L’imperturbabile routine dei giorni sempre identici sarebbe
finita, non ci sarebbero stati più pronostici, vaticini.
E allora pensava che non era assolutamente giusto che questo
accadesse al di fuori del suo controllo, al di fuori delle sue previsioni.
Era solo questione di tempo, sapeva che prima o poi sarebbe
suonato un campanello nella sua testa e lo avrebbe fatto. Doveva controllarlo
fino alla fine. Fino all’ultimo.
Quando la fecero sedere sul sedile di dietro dell’auto era
pienamente soddisfatta.
Lui aveva aperto la porta a quella signora che aveva già visto
diverse volte oltre i vetri della casa di fronte. Come previsto l’aveva fatta
entrare. Come previsto le aveva voltato le spalle. Come previsto il suo collo
si era spezzato come un pezzo di legno secco.
Tutto come previsto. Era davvero diventata molto brava.
Prima pubblicazione su UNDERGROUND? - distribuzioni alternative
dicembre 2015
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